Come fare Eka Pada Gavalasana: pratica per il piccione volante

Come fare Eka Pada Gavalasana, detto anche piccione volante: esercizi e pratica per sviluppare la forza e mantenere l’equilibrio

Eka Pada Gavalasana è non altro che un piccione volante, in perfetto equilibrio su un ramo. Detta così sembra facile, ma questa posizione è in grado di sfidare non solo la vostra prestanza fisica, ma anche emotiva. La prima volta che ho incastrato la tibia tra le ascelle e mi sono dondolata spostando il peso in avanti, mi sentivo più un panzarotto ripieno che un fluttuante uccello appollaiato su un albero, pronto a spiccare il volo. Niente a che vedere con le modelle di Instagram che si destreggiano in tutta la loro bellezza sul social network, sembrando delle vere contorsioniste.

Naturalmente non mi sono data per vinta. E, ammorbidendo alcune parti del corpo, mi sono accorta che Eka Pada Gavalasana andava ogni giorno un po’ meglio. Una buona parte della posizione, infatti, è data da quanto sono aperte o meno le vostre anche. Più avete le anche chiuse a ostrica (come me), più sarà complesso trovare le giuste leve nel piccione volante. Senza contare la forza sulle braccia, che vanno ampiamente riscaldate e stabilizzate.

Ammetto che Eka Pada Gavalasana possa generare stupore e paura, soprattutto di sbattere il viso a terra. Questa ansia è perfettamente ragionevole. Siamo stati costruiti per evitare le circostanze in cui ci facciamo del male, anche se sono solo contusioni al nostro ego. Quando il nostro naso dista pochi centimetri dal pavimento è difficile che, sbattendoci sopra, si rompa. Ma il nostro ego sì: potrebbe bastare anche un solo centimetro da terra per frantumare in piccoli pezzi il nostro ego. Ma una delle ragioni più convincenti per praticare le posizioni di equilibrio sulle braccia, è l’andare oltre i nostri confini percepiti. Non senza pensieri, ma consapevolmente e abilmente. E qui sta la vera bellezza di questa posa: quello che si ha da guadagnare dalla pratica di Eka Pada Galavasana non si limita a raggiungere una forma fisica impressionante. Affrontando le vostre paure e progredendo abilmente nonostante queste, svilupperete una sana conoscenza dei vostri limiti e una più profonda comprensione del vostro potenziale.

Siete caduti? Va bene. Non è detto che cadiate ancora la prossima volta.

E quando la posa arriva? Beh… lo sapete che succede? Esattamente nulla. Non cambia nulla, non vi sentirete diversi e difficilmente sentirete le farfalle nello stomaco come quando siete innamorati. E’ solo un altro passo in questa meravigliosa via dello yoga, alla scoperta di se stessi e di Dio. Quindi, rilassatevi, fate un passo alla volta, e ricordate che con il tempo, potete farcela, Eka Pada Gavalasana, sarà vostra. Godetevi il processo di apprendimento e perfezionamento delle piccole cose lungo il percorso, non solo “attaccando” la posa di fantasia.

Come fare Eka Pada Gavalasana, esercizi

Il modo migliore per fare Eka Pada Gavalasana, è spacchettarla e lavorare sulle parti del corpo che più sono coinvolte in questa posa. Ricordatevi che si tratta di un piccione volante, quindi dovrete lavorare principalmente sul piccione e sull’apertura delle vostre anche. E, naturalmente, sulla potenza delle braccia e del core che dovranno sostenervi.

Chaturanga

Chaturanga Dandasana è una posa di costruzione della forza e una grande preparazione per gli equilibri delle braccia. Quindi, trascorrete un po’ di tempo extra a raffinare il vostro Chaturanga in questa sequenza. La chiave qui è distribuire il peso della posa su tutto il corpo e sfruttare la potenza delle gambe. Potreste pensare che Chaturanga sia tutto sulla forza delle braccia, ma quando usate attivamente le gambe, la posizione diventa più leggera. Utilizzate i talloni per bilanciare il peso, spingendoli indietro. Per stabilizzare le braccia potete lavorare anche sulla panca laterale, avendo cura di stabilizzare il cingolo scapolare con movimenti di alta marea: con il palmo della mano ben radicato a terra spingete leggermente in avanti e all’esterno. Sentirete la scapola che scende lungo la linea mediana e cambierà la stabilità del vostro braccio.

Kapotasana

Dovrete lavorare al piccione su più livelli, sia con la posizione normale che con la posizione inversa, con una variazione di Supta Padangusthasana. Questa variante di Supta Padangusthasana permette di praticare l’azione di trazione del ginocchio allo sterno senza dover sostenere tutto il peso corporeo. Apre anche i fianchi, tendini del ginocchio e flessori dell’anca in preparazione per la posa finale. Iniziate seduti con le ginocchia piegate e dopo aver fatto alcuni movimenti di bassa marea con la gamba destra, posizionate il malleolo destro oltre il ginocchio sinistro. Le braccia passano sotto la gamba destra e con gli avambracci trazionate la tibia verso di voi. Da questa posizione lasciate cadere il busto a terra, mantenendo la trazione della gamba destra verso lo sterno. Il piede destro è attivo a proteggere il ginocchio. La gamba sinistra è allungata sul pavimento. Praticate anche dall’altro lato.

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Come fare Eka Pada Gavalasana, pratica

1. Inizia dalla posizione della sedia, Uktasana. Porta quindi il malleolo della gamba destra oltre il ginocchio sinistro, cercando di aprire l’anca il più possibile all’esterno. Con le braccia distese in alto cerca di mantenere la schiena eretta.

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2. Fai alcuni movimenti di alta marea con le braccia per stabilizzare il cingolo scapolare e comincia a sbilanciarti in avanti, portando le mani bene aderenti al tappetino davanti a te. E’ importante già in questa fase che il tuo corpo si sbilanci in avanti, in modo da portare le mani bene lontane dai piedi. Se le mani sono troppo vicine non riuscirai a bilanciare in modo ottimale il peso del tuo corpo e finirai per cadere. Mentre ti sbilanci in avanti ricordarti di mantenere il più possibile la schiena dritta, immagina il tuo coccige salire verso l’alto.

3. Mentre ti inclini in avanti il ginocchio destro si incastra nell’ascella destra, mentre il piede destro si aggancia al tricipite sinistro. E’ importante che la tibia sia ben aderente alle braccia e spinga contro di loro. Più riuscirai ad agganciare il piede destro al braccio sinistro, più possibilità avrai di mantenerti in equilibrio. E’ il dorso del piede che aggancia il tricipite. Se non riusci ad avvolgere il tricipite con il piede fermati: questa è la posizione finale per te oggi, in quanto indica che le tue anche hanno bisogno di una maggiore gamma di movimento prima di poter passare alla fase successiva. Se non è il tuo caso puoi proseguire oltre.

4. Ora porta i palmi delle mani ben aderenti al tappetino, piega lentamente i gomiti, spostando il petto in avanti, proprio come accade quando fai Chaturanga (anche se in questo caso è più complesso). Continua a spostare il peso in avanti finché i gomiti non raggiungono una chiusura a 90 gradi. Ora che le tue mani sostengono il tuo peso solleva da terra il piede sinistro.

5. Raddrizza la gamba sinistra verso la parte posteriore del tappetino, in modo tale che sia parallela al suolo. Per bilanciarti meglio potresti aver bisogno di estenderla un po’ più verso l’alto. Ascolta il tuo corpo e trova la tua posizione perfetta. Contrai l’addome e spingi l’ombelico verso la colonna per sostenere il peso del bacino, mentre la gamba destra ancora spingi in avanti, contro i tricipiti. Ripeti dall’altro lato.

Le asana non possono essere affrettate, e le sensazioni non dovrebbero essere ignorate quando si pratica yoga, specialmente quando le sensazioni sono forti e vicine alle articolazioni. Questa postura impegnativa carica spalle e fianchi. Se questo provoca dolori alle spalle o al ginocchio, significa che il corpo ha bisogno di più tempo e preparazione. In questo caso, osservate a lungo facendo un passo indietro e ripetendo pazientemente i preparativi e i primi passi della postura.

Ricordatevi di praticare, di non smettere mai di praticare. Ma poi abbiate la fermezza di lasciar andare il risultato. Per oggi avete fatto il possibile e mettete tutto il resto nelle mani dell’Universo. Va bene. Domani andrà meglio.

Namastè 🙂

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