Non tutti gli stili sono uguali: è lo yoga a scegliere te

Ho incontrato Roberto un po’ per caso, devo essere onesta. O, per lo meno, così potrebbe sembrare alla prima impressione. Facevo yoga da qualche mese in uno studio poco lontano da casa. Incenso quando entravi e maestre con la tunica arancio quando uscivi (e naturalmente durante la lezione). Loro mi ricordavano tanto l’India, quella che si sveglia al mattino a Varanasi, tra le strade sterrate e corre verso il Gange, dove le pire sono pronte per prendere fuoco. Mi ricordavano i fiori che, pregando, abbandoni nelle acque di Mamma Gange, di fronte a un’alba che profuma di spezie.

Quando facevo il saluto al sole un po’ mi sembrava di ritornare laggiù, tra profumi e canti.

Principalmente respiravamo, dedicando al Pranayama buona parte della lezione. Dove la mia mente, in realtà, vagava.

Mi mancava un pezzo.

Benché le innumerevoli serie di saluti al sole e stiramenti mi avessero completamente fatto sparire il dolore lancinante alla scapola che mi portavo dietro da tempo, in realtà, non mi sentivo completamente «dentro».

Con Roberto, a oggi (e sono passati oltre 3 mesi di lezioni al momento in cui scrivo), il saluto al sole – che è considerata una delle pratiche più mainstream – non l’ho fatto neppure una volta.

Roberto insegna Odaka Yoga, una disciplina di cui mi sono innamorata. Che poi è stata lei a scegliere me, grazie a una recensione che Roberto aveva lasciato su una pagina Facebook, consigliatami da una ragazza che avevo intervistato un anno prima e che non avevo mai visto dal vivo. Mi aveva fatto una serie di elenchi, quasi una decina di corsi diversi, uno per ogni disciplina. Quando sei alle prime armi, ammettiamolo, una vale l’altra. Ma parliamoci chiaro davvero, all’inizio pensi che sia una stronzata. Figurati se non ce la fai a imparare quattro alzate di gambe in pochi mesi (spoiler: non è proprio così).

Insomma, dopo questi elenchi, aveva concluso col dirmi che sarebbe stata lei (la disciplina) a scegliere me. E quindi di ascoltare. E non nego che ho provato un certo sussulto quando ho letto nella lista «Odaka Yoga». Poi è arrivata la ricerca su Facebook, la recensione di Roberto (mi ha colpito solo la sua insieme a mille altre) e una concatenazione di fattori – Roberto è l’unico insegnante di Odaka Yoga a Torino.

La verità è che se sei alla ricerca di qualcosa che vuoi veramente, l’universo si flette per fartela vedere. Tutto torna in equilibrio, nonostante il caos. Basta stare nella verità, la verità che non può essere inventata, ma solo scoperta, come si legge nel Dhammapada di Gautama il Buddha.

Stare nella propria natura, che poi significa agire verso di essa. Più che agire, fare retromarcia. Perchè la direzione da seguire non è tanto verso l’esterno. Ma verso di sé.

Io ho scelto lo yoga e lo yoga ha scelto me, nonostante tutto.

Nonostante la paura che avevo, lancinante, di perdere il mio lavoro, anche se non mi apparteneva più. E quel lavoro che ho perso, perchè impensabile – per me – trasformarmi in un bot, una macchina che produce contenuti come farebbe un algoritmo. Non è importato all’universo che io abbia chiesto un po’ più di tempo: lo yoga è qui davanti a me, nonostante il licenziamento, nonostante il giornalismo, nonostante la paura. Ormai mi ha scelto.

A volte penso sia presto, ma evidentemente sono pronta e ancora non lo so.

Ho provato diversi stili di yoga dopo Roberto (non mi sembra carino elencarli qui, per correttezza). Nessuna di queste ha fatto al caso mio. E non le elenco soprattutto perchè, benché non adatte a me, potrebbero rivelarsi molto efficaci per voi. Anche perché sarà la vostra yoga a scegliervi. E’ con lei che instaurerete il legame. Non voglio essere blasfema, ma del resto siamo nel ventunesimo secolo e qualche gancio con l’attualità lo devo pur fare. Avete mai visto il capolavoro cinematografico Avatar? Se sì, vi ricorderete del «legame» che ogni membro della tribù può instaurare con flora e fauna. Entrambi si scelgono, uomo e natura. Anche qui voi e lo yoga vi sceglierete. Che non sarà scegliere esattamente una disciplina, ma scegliere voi, quella parte di voi che non vedete da un po’.

P.S. Qui, nel caso, trovate una lista. Chissà che qualche parolina non racchiuda in sè qualche segnale 🙂

 

2 risposte a “Non tutti gli stili sono uguali: è lo yoga a scegliere te”

  1. […] sue posizioni di yoga, semplice e genuina. E’ stata lei a introdurmi all’Odaka Yoga, a dirmi: «Lasciati guidare dall’istinto. Sarà lo yoga a scegliere te». E così è […]

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  2. […] Non tutti gli stili sono uguali: è lo yoga a scegliere te >> […]

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