Quando ho visto il progetto dell’associazione Renken sulla piattaforma di crowdfunding Ulule, ho pensato che praticare yoga in Senegal mi sarebbe piaciuto moltissimo, tra i suoi colori sgargianti, i suoi odori acri, le sue persone che profumano di burro di carité.
Ho pensato che se yoga vuol dire Unione, allora unire popoli diversi attraverso uno strumento così potente, potrebbe davvero significare fare una rivoluzione. Mi sono sempre chiesta cosa avrei potuto provare nel praticare insieme a qualcuno di completamente diverso da me. Qualcuno i cui costumi provenissero da molto lontano e si perdessero nella notte dei tempi.
Negli ultimi anni è venuto a crearsi un movimento sottile, apparentemente silenzioso, che sta cercando di portare lo yoga anche tra le popolazioni più umili dell’Africa. Lo yoga come percorso di formazione ed educazione, prima di tutto.
Ed è quello che sta provando a fare l’associazione Renken di Torino che, sulla piattaforma di crowdfunding Ulule, ha lanciato una campagna per raccogliere i fondi necessari a costruire una piccola sala per praticare yoga all’interno di un eco-villaggio nella comunità rurale di Kafountine, nella regione Casamance del Senegal meridionale.
La realizzazione di questa sala, chiamata Ndanka Ndanka Yoga Shala, permetterà da un lato di aprire le porte del Senegal ai tanti praticanti in tutto il mondo che cercano un contesto unico e immerso nella natura da dedicare alla pratica e dall’altro di far conoscere alla popolazione locale una pratica completamente sconosciuta che potrà essere integrata ai percorsi di educazione rivolti ai bambini e ai giovani proposti dall’Associazione.
In questa attività Renken è supportata da Stefania e Gian Renato, insegnanti di Ashtanga Yoga dello Yoga Sutra Studio di Torino, che mettono a disposizione alcune delle ricompense per il supporto della campagna e che realizzeranno i primi seminari di yoga presso la futura sala.
QUI TROVATE IL LINK DELLA CAMPAGNA SE VOLETE CONTRIBUIRE ALLA REALIZZAZIONE DELLA SALA YOGA.
Un progetto importante che segue la scia tracciata da altre associazioni come l’African Yoga Project di Nairobi, che utilizza la pratica dello yoga per aumentare l’occupabilità e l’impegno della popolazione locale nei servizi e ha contribuito ad espandere la pratica dello yoga in tutto il continente.
Dal 2006 ha educato, potenziato e ampliato l’occupabilità dei giovani in 15 paesi africani: Kenya, Uganda, Tanzania, Etiopia, Sierra Leone, Ruanda, Zimbabwe, Sudafrica, Mali, Namibia, Botswana, Nigeria, Sud Sudan, Ghana e Somalia.
Ora è tempo di aggiungere anche il Senegal alla lista.
E UNIRE, come ci chiede da sempre lo spirito dello yoga.
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