Ascoltarsi e affrontarsi, il Forrest Yoga come pratica evolutiva

Ritrovare profondità e riconnetterci con quella creatività che spesso soffochiamo e spegniamo, sempre più sovente taciuta da quella che è la vita di tutti i giorni, dalle nostre abitudini, dai nostri schemi. E’ questo, secondo Lucrezia, uno dei capisaldi del Forrest Yoga, pratica evolutiva, introspettiva e profonda che fonde insieme più aspetti dell’essere, dai classici asana dell’hatha yoga e del vinyasa alle cerimonie sciamaniche. Ma più di tutto, come trapela dalle parole di Lucrezia, Forrest Yoga è una pratica che ci costringe a guardarci in faccia, a ri-conoscerci, ad accettarci. «Bisogna stare, affrontare e non scappare».

Questa pratica potente ed esplorativa incarna in tutte le sue sfaccettature lo spirito di Ana Forrest, sua fondatrice, una donna forte e carismatica che non ha mai avuto timore nel mostrarsi per ciò che è davvero, portando a galla violenze, disturbi emotivi, dipendenze. E con cui Lucrezia ha potuto praticare e studiare, fino a diventare una delle pochissime insegnati di Forrest Yoga autorizzate in Italia. «Mi sono innamorata del Forrest Yoga perché è uno yoga accessibile a tutti, perché ha una cura per il corpo che difficilmente ho trovato in altri stili e perché la vera sfida, oltre che fisica ma comunque per ognuno personalizzata, è la connessione profonda con sé stessi e con le proprie emozioni».

Solo noi conosciamo la storia che ha vissuto il nostro corpo, cosa è successo alla nostra anima e in che modo abbiamo reagito alla vita, mi racconta Lucrezia al telefono. Ed è per questo che le sue pratiche sono rivolte in modo profondo all’ascolto che è, peraltro, il tema centrale di questo YogaFestival 2022 che torna a Milano dal 30 settembre al 2 ottobre dopo lo stop imposto dalla pandemia. «Molto spesso si ha la tentazione di scappare quando sentiamo che stiamo andando più in profondità – mi dice Lucrezia -. Ascoltare non è una cosa semplice da fare, anche se imparare ad ascoltare il nostro corpo e il nostro spirito ci permette di diventare guida di noi stessi e di procedere nella direzione più giusta per noi. Nel Forrest Yoga, impariamo a restare. Anziché fermarci, durante la pratica, e magari assumere la classica posizione di riposo Balasana (l’asana del bambino), restiamo nella posizione che stiamo facendo o nella sua versione più semplice. Questo per fare in modo che l’energia con la quale stiamo lavorando e che si è innalzata non venga riportata in basso. La sfida è cercare di mantenere alta la nostra energia», dice ancora Lucrezia. 

L’attenzione sui flussi energetici, sullo spirito e sulla potenza del ‘rituale’ sono tutti caratteri distintivi delle pratiche di Lucrezia e del Forrest Yoga. Non a caso la classe che lei stessa terrà a Yoga Festival dall’accattivante titolo «Lo spirito sussurra. In ascolto della storia dei nostri corpi», pone l’attenzione sull’importanza di riconoscerci, di entrare in stretto rapporto con il nostro corpo, con la nostra storia. Una storia unica per ognuno che teniamo nascosta in ogni singola cellula e di cui solo noi siamo a conoscenza. «Solo noi sappiamo chi siamo davvero e la classe che terrò a Yoga Festival è dedicata proprio a questo – mi dice Lucrezia -. Inizieremo con una cerimonia iniziale, ci lasceremo invadere dal profumo d’incenso e dalle note del tamburo sciamanico che creeranno tra noi connessione profonda attraverso il ritmo del suono, del battito del nostro cuore e del respiro. Sarà una pratica di ascolto profondo sia con la nostra parte fisica che spirituale». 

La pratica di Lucrezia «Lo spirito sussurra. In ascolto della storia dei nostri corpi» si svolgerà venerdì 30 settembre alle ore 17.00. E la potete prenotare attraverso questo link.

Se potessi dire qualcosa al mondo intero, un messaggio da cuore a cuore, da Anima ad Anima, cosa diresti? – chiedo a Lucrezia come ultima domanda. «Di essere sempre se stessi. Ognuno di noi ha qualcosa di speciale che nessun altro avrà mai». 

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