Sensei, Niji e l’attimo di sospensione

Che cos’è un attimo di sospensione? Fino a poco tempo fa non mi ero mai fermata al significato profondo di questa locuzione e neppure la usavo di frequente. Un attimo di sospensione. Sì, conoscevo il significato logico e letterario del termine, ma lo associavo più a uno stand by, un momento in cui tutto si ferma, come quando sei sul divano, metti pausa al tuo film preferito e vai a riempirti il bicchiere di succo.

Un momento in cui tutto si ferma, insomma. E tu vai a fare qualcos’altro, qualcosa che non centra nulla con ciò che stavi facendo prima. Ma è davvero questo il significato di ‘un a’attimo di sospensione’?

Provate a prendere un’elastico e infilarne le estremità nei vostri indici delle mani: cominciate ad allontanare gli indici molto lentamente. Se ci fate caso, sentirete due forze: una che richiama l’elastico verso il centro (a far ritornare l’elastico nella sua forma di partenza) e un’altra, quella applicata dalle vostre braccia, che allontana le estremità dell’elastico e lo fa allungare. Se siete estremamente in questo movimento opposto e complementare, probabilmente vi accorgerete che c’è un attimo in cui queste forze si annullano e il movimento potrebbe potenzialmente durare in eterno.

Applicate questa logica al vostro corpo. Immaginate di estendere un vostro braccio verso il cielo, molto lentamente. Pensando che un’altra forza richiami lo stesso braccio al centro, nella sua posizione originaria. Siate in quel movimento di forze opposte. Siete esattamente in quel movimento, nel vostro braccio che vuole andare al cielo, ma è allo stesso tempo richiamato a terra. E vi accorgerete che non c’è inizio e non c’è fine, in quel movimento. L’eterno ora, l’attimo di sospensione. Dove i confini si dilatano: non c’è un punto di partenza a cui ritornare, ma neppure un porto in cui approdare. Sei lì, senza congetture. E senza congetture è anche la tua mente.
E’ questo l’attimo di sospensione.

Ci ho messo un po’ a capirlo, ma è l’essenza più profonda dell’insegnamento di Sensei e Niji, Roberto Milletti e Francesca Cassia, maestri fondatori di Odaka Yoga e miei formatori, con cui ho avuto il privilegio di condividere innumerevoli masterclass e, soprattutto, il corso di formazione come insegnante.

In quell’attimo di sospensione vi capiterà anche di piangere. Oh, sì, finalmente vi capiterà di piangere. E la maggior parte delle volte non saprete neanche voi perchè. Ma va bene così. Da qualche parte, anche se non ancora chiaro alla nostra coscienza, si sarà creato uno spazio, più o meno ampio, e voi avrete lasciato andare. Non importa se ora non ne siete coscienti. Lo sarete. E magari un mattino, guardandovi allo specchio, non vedrete più la stessa persona di prima. Non vedrete neppure i buchi della cellulite e neppure le zampe di gallina ai lati degli occhi o i primi capelli bianchi. Forse darete a vostra madre o a vostro padre un abbraccio in più, che non avete osato dargli prima. Magari avrete meno paura del futuro o del vostro passato. E, forse, vi chiederete da dove siano arrivate tutte quelle belle sensazioni: e la risposta è che le avrete create voi, con lo yoga, proprio in quell’attimo di sospensione dove i confini sono diventati labili e voi avete potuto esprimervi. In quello che siete veramente.

Non esiste un altro yoga come Odaka e come Sensei e Niji te lo fanno vivere. E, se esiste, io non l’ho mai conosciuto finora. La loro profondità e la profondità di Odaka tocca un’aspetto che difficilmente viene toccato: il misterioso mondo delle emozioni, profonde, esilaranti, gioiose, vivide, viscide, vergognose, cattive. Tutte quante. Belle e brutte. Le tocca tutte, una a una. E lo fa lì, sul tappetino prima, e a casa dopo.
Lo fa con la pratica, arrivando in profondità nel corpo. Per arrivare poi in profondità nella mente. Così, profondamente.

E quando guardi Sensei e riconosci l’essenzialità dei suoi movimenti, ti chiedi come sia possibile tutto questo. Ma la verità è che è già lì, nel tuo corpo. E tu te ne devi solo riappropriare.

Odaka Yoga è un viaggio verso qualcosa che conosci già. E lo riscopri piano piano come se lo andassi a ripescare nella cassetta degli attrezzi.
E il lavoro di Sensei e Niji è straordinario su questo aspetto.

Oggi, che sono un’insegnante di Odaka e le onde del mare sono entrate prepotenti in me, mi rendo conto di quanto quei movimenti fluidi e continui abbiano sempre fatto parte del mio corpo. Ma io, dopotutto, li ho solo assorbiti, nel mio corpo e nella mia mente, come fa la spugna con il detersivo per i piatti.
NiJi e Sensei li hanno creati, ripresi dal mare, adattati al nostro corpo. E questo è genio, profondità, accuratezza e dote innata. Tornare alla base. All’essenza più primordiale di noi stessi: l’acqua.

Questo è Odaka e questi sono Niji e Sensei, menti rivoluzionarie, in continua evoluzione.
Capaci di grandi tecniche, ma – soprattutto – di grandi emozioni.

Potete trovare Niji e Sensei in giro per il mondo, tra varie masterclass, ma anche qui in Italia. Seguite la pagina Facebook di Odaka Yoga.

Namastè

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