Lo yoga di Beatrice, tra dettagli e confronto

Beatrice ci guarda mentre arrotoliamo lentamente i nostri tappetini: l’idea di ributtarci nel traffico di corso Buenos Aires, tra clacson impazziti e riders che sfrecciano come gazzelle per consegnare la pizza a domicilio ancora calda, un po’ ci sta stretto dopo la lezione di yoga. Nulla contro i riders di Foodora o Deliveroo, sia chiaro. Anzi, delle volte penso che potrei fermarli e invitarli a salire su a Just B con me, e fare yoga. Ne avrebbero bisogno, probabilmente.

Mentre i nostri piedi nudi si muovono lenti sul palchetto, Beatrice è ancora lì, seduta nel mezzo loto, il volto sereno dopo averci condotto in Savasana, facendoci lasciare dubbi, pensieri ed emozioni proprio lì, su quel palchetto. Come se fossero diventate parte del compensato o sprofondate al piano di sotto.

Ci segue con lo sguardo, mentre ci allontaniamo nella penombra, verso gli spogliatoi: sono le 20 di sera e la giornata è ormai alle battute finali. E’ quel momento in cui ti siedi, magari un po’ esausto, ma felice, a osservare con la mente tutta la strada che hai fatto per arrivare fino a lì. Che sia corso Buenos Aires dalla stazione Centrale o tutta la vita. Ti fermi un istante e assapori: il tempo sembra quasi fermarsi, sospeso. Un po’ come ci sospendiamo noi, nel flow di Odaka Yoga.

Fatico a dirigermi verso lo spogliatoio: la sala è talmente intrisa di energia e di pace che vorrei farne un fagotto e portarmela a casa con me. Oppure restare lì e assaporarne ogni più minimo dettaglio.

I dettagli. Le lezioni di yoga con Beatrice sono cariche di dettagli, di sfaccettature. Beatrice è quell’insegnante che in Uttanasana ti invita fino allo stremo delle sue forze a piegare le ginocchia, perchè lo sa che toccarsi le dita dei piedi con le mani non è una cosa poi così banale e se sforziamo ci facciamo male. Che ci sono certi studenti come me che hanno la catena cinetica posteriore dura come uno stuzzicadente e che caffè e Uttanasana la mattina presto è come una doccia gelida al Polo Nord. Dove non ti riprendi più. E allora lei ti mette a tuo agio: ti dice che non succede niente se pieghi le ginocchia per far toccare la pancia alle cosce. Che sei perfetto anche così. Ed è la verità.

Andrà bene comunque

E’ una frase che le sento pronunciare spesso durante le sue lezioni. Ed è una delle cose che mi piacciono di più. Questa frase apre un mondo di possibilità. Possibilità che diamo a noi stessi, di essere liberi dai nostri stessi stereotipi. Che non sono poi così sani.

beatrice-morello-odaka-yoga

Beatrice spende molto tempo in questo e di ciò le sono molto grata.
Perchè non esiste la posa perfetta, ma quella che in questo momento sentiamo di più e che probabilmente dalla perfezione è lontana anni luce. Ma alla fine, va bene comunque. Anzi, forse è pure meglio.

Fare lezione con Beatrice è badare ai dettagli del proprio corpo e imparare a sentirlo. E’ come collegarsi con il wifi alle nostre cellule ed entrare in connessione come facciamo col cellulare. Perchè alle volte, semplicemente andare sull’avampiede, in una posizione di yoga, può fare la differenza. E senti che nel tuo corpo si creano spazi infiniti e universi paralleli. E’ bastato andare sull’avampiede. Pensa te cosa può fare un avampiede. Un piccolo dettaglio che, però ti cambia la lezione, ti fa andare a casa felice e ti fa anche aumentare l’autostima, (garantito – provatelo nella posizione del mezzo scorpione).

Insomma, Beatrice è tecnica, dettaglio, ma anche confronto. Perchè lei stessa si mette in gioco e lo sa che con noi stuzzicadenti c’è tanto lavoro da fare. Non solo sui nostri flessori dell’anca o sul nostro psoas, ma anche sulla nostra mente.

Quando le ho chiesto cosa avrei dovuto fare alla mia prima lezione se avessi avuto allievi in difficoltà a stare a gambe incrociate, lei mi ha risposto: «Fai sentire tutti uguali, nessuna discriminazione. Tutti inizieranno la lezione con un cuscino per stare più comodi. Non è sempre facile saper accettare i propri limiti, quindi sta a te creare la condizione affinché tutti si sentano uguali gli uni agli altri».

Ovviamente Beatrice mi ha poi spiegato tutte le varianti della posizione del loto, ma è stato il fatto che si concentrasse sulle persone a farmi riflettere. E’ bastata una sua frase perchè fosse tutto più chiaro.

Le lezioni di yoga con Beatrice a Just B, il suo studio, vi faranno anche ridere. Non solo perchè lo yoga è in grado di sbloccare emozioni di diverso tipo (tra cui l’euforia), ma soprattutto perchè sarete invasi dal suo senso dell’humor. Non vi sentirete più così stuzzicadenti e neppure avrete la smania di diventare contorsionisti, che mica siamo al circo. E che lo yoga è unione: è, sì, mettersi sempre in gioco, ma senza pretese.
Dobbiamo già rispettare così tanti dogmi quando siamo fuori da Just B, immersi nel traffico di Milano… perchè portarceli dietro anche su quel palchetto dove Beatrice è ancora seduta, mentre ci guarda tornare a casa?

E guardi il suo volto sereno, soddisfatto, che vorresti rimanere lì nello studio per sempre, perchè pare che il tempo si sia fermato lì. Mentre le luci muoiono dietro l’orizzonte. E assapori un attimo di pace.

Beatrice insegna Odaka Yoga a Just B, nel centro di Milano.

Namastè 🙂

2 risposte a “Lo yoga di Beatrice, tra dettagli e confronto”

  1. Scritto che tocca il cuore e ci porta in un istante in quel mondo fatto di istanti e magia che ci rende felici
    Grazie a Beatrice e Valentina

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  2. Cara Valentina grazie di cuore anche da me, che hai saputo scrivere i sentimenti che provo anch’io e la grande gratitudine che ho nei confronti di Beatrice.
    È una persona speciale
    Grazie

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