E chi l’ha detto che a fare yoga non si suda?
Non pensate che lo yoga sia un gioco da ragazzi. Vi succederà molto spesso di ritornare a casa in mille pezzettini, con i quadricipiti tremanti e un dolore incomprensibile a muscoli che neppure sapevate di avere. Come quelli ai lati delle costole. E chi li aveva mai usati prima?
E’ probabile che dobbiate abbandonare il mito del «Massì… sono giovane, cosa vuoi che sia, alla fine è solo un po’ di stretching». Perché lo yoga è tutto, fuorché un po’ di stretching.
Durante la mia prima lezione ho dovuto ammettere a me stessa di somigliare a un vero e proprio panzerotto ripieno: decidete voi se di prosciutto o ricotta e spinaci, a piacere. E di non riuscire a seguire neppure la più anziana del gruppo.
Con mesi e mesi di pratica, chiaramente, è andata meglio 🙂
Lei se ne stava lì, con i capelli bianchi, gli occhi di un blu inteso e profondissimo. Una marea di rughe che si increspavano come onde attorno a occhi, labbra e collo. In posizione meditativa, aveva le gambe incrociate parallele al pavimento, come se fosse un tutt’uno con esso. Avrà avuto almeno settant’anni. Ho capito di essere un panzerotto ripieno quando ho provato a mettermi come lei.
Con la mia goffaggine ho preso le caviglie una ad una cercando di portare la pianta del piede allineata alla coscia interna della gamba opposta.
Non lo so se sono mai stata a gambe incrociate quando ero piccola. Probabilmente no, adesso che ci penso.
Tiravo e tiravo. E più portavo i talloni agli inguini più il bacino oscillava da una parte all’altra, come un’altalena. Le mie anche erano chiuse come il guscio di un’ostrica e non c’era verso di farle aprire.
Alla fine, dopo una sanguinosa guerra con caviglie e muscoli, ce l’avete fatta. Le cosce vi tremano un po’, ma vi sentite dritte come una candela. Siete pronte a iniziare il ciclo di asana. Vi sentite delle vere statue romane, con i muscoli belli in evidenza, senza neppure un buco di cellulite.
Respirate.
La voce soave dell’insegnnate che vi parla vi porta in lande desolate, vi fa allontanare dalla palestra, niente rumori, niente odori. Solo voi e il vostro respiro. Il vostro respiro e voi.
Penso che in quello spazio «innominato», nella prima lezione di yoga, sia riuscita a starci per due centesimi di secondo. La coscia destra ha cominciato a tremare all’impazzata, come le fruste che usi per fare la panna montata. L’adduttore destro è collassato completamente e le cellule sembravano doversi strappare.
Non mi sono data per vinta, però, e ho continuato a fare la ‘splendida’ anche nelle lezioni successive. L’idea di non riuscire a stare a gambe incrociate cozzava parecchio con la mia determinazione 🙂
Possibile che non riesca a raggiungere la posizione del loto?
Sì, possibile. Talmente possibile che a forza di provarci (lo facevo anche a casa sul mio tappetino), mi sono stirata. Solo l’adduttore della gamba destra. Va a capire perché, poi.
E così, ho dovuto deporre le armi e comprarmi un vasetto d’arnica, doppia razione. Sì, da spalmare due volte al giorno. Che poi io, con ste cremine, non ci sono mai andata così tanto d’accordo.
Eppure…
Per certi aspetti lo yoga ti fa tornare un po’ a quando eri bambino. Quando ti contorcevi su te stesso, portavi l’alluce del piede alla bocca e quelle cose lì. O magari facevi il ponte, con la schiena inarcata e rivolta verso il terreno, così che i tuoi compagni di classe giocavano a passarci sotto.
Probabilmente io ero quella che passava sotto il ponte. A questo punto.
Quando ho iniziato yoga facevo palestra ormai da 10 anni. Insomma, i muscoli ce li avevo. Almeno quelli che allenavo con gli attrezzi. Quei muscoli, però, non mi sono mai serviti.
Quando pratichi yoga usi muscoli che non sapevi di possedere.
Dov’ero rimasta? A sì, all’arnica.
L’arnica l’ho dovuta mettere per un bel po’ di tempo. All’inizio le asana sembrano contorsionismo puro, un’arte circense che puoi imparare solo quando sei piccolo e burroso. E ti chiedi se certe pose siano davvero così rigeneranti come dicono.
Beh… la risposta è sì. E non lo dico solo perchè ho fatto dello yoga la mia vita.
Smetterete di spalmarvi l’arnica molto presto. E dopo le prime stirature, vi accorgerete che, per quanto impossibile, quelle contorsioni non vi hanno distrutto la colonna vertebrale, ma l’hanno rigenerata per davvero.
All’inizio farete fatica a crederci. Un bel giorno, però, l’arnica non vi servirà più 🙂 E anche quelle anche, chiuse come un’ostrica, si apriranno dolcemente per farvi sedere in Padmasana.
Non focalizzaetevi, lasciate che sia il tempo a fare per voi. Ora siete questo, con le anche più o meno chiuse e le spalle più o meno calcificate. Siete questo. E va bene.
Namastè 🙂
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